Marmo di Carrara: caratteristiche e storia

Chi lo conosce sa bene quanto sia vera quest’affermazione: il marmo di Carrara non è un marmo qualsiasi ma può, a ragione, essere considerato il marmo per eccellenza. Nel corso della storia, tantissimi scultori ed architetti famosi hanno utilizzato ed apprezzato questa pietra naturale che, nella sua varietà più chiara, prende, manco a farlo apposta, il nome di “Statuario“. Il marmo bianco di Carrara è stato impiegato per un’infinità di sculture e monumenti e il suo utilizzo non è mai diminuito: persino gli atrii del World Trade Center e delle Torri Gemelle sono stati impreziositi con rivestimenti realizzati con questo magnifico materiale!


 

Le origini e le caratteristiche di uno dei materiali più apprezzati della storia

Come tutti i marmi, anche quello di Carrara appartiene alla categoria delle rocce metamorfiche. È formato da cristalli di carbonato di calcio di piccolissime dimensioni e prende origine da rocce preesistenti che, in seguito a forti variazioni di temperatura e/o pressione, hanno subito una riorganizzazione della loro struttura fisica e chimica, di tale entità da trasformarsi in rocce completamente differenti da quelle originarie. Il marmo di Carrara, infatti, è il frutto delle alterazioni subite da una roccia calcarea molto simile a quelle che formano le attuali barriere coralline, tipiche dei mari tropicali. Le origini del marmo di Carrara sono state datate al Giurassico Inferiore (195-175 milioni di anni fa), quando buona parte delle terre che ora formano la Toscana si trovavano al di sotto del livello del mare. Nel corso dei secoli, sui fondali marini si è depositato un sedimento calcareo che ha dato origine a una vasta piattaforma carbonatica. In seguito ai movimenti della crosta terrestre che hanno originato l’Appennino, la piattaforma carbonatica cominciò piano piano ad emergere, fino a creare le Alpi Apuane. Qui, importanti variazioni di temperatura e pressione ne modificarono in maniera irreversibile la struttura cristallina. I sedimenti calcarei si trasformarono, quindi, nel marmo che oggi conosciamo ed apprezziamo.

Le varie tipologie di marmo di Carrara esistenti

Lo Statuario, o marmo bianco di Carrara, è tra i più apprezzati in assoluto, in virtù della sua pasta omogenea e brillante e della sua tipica tonalità bianca tendente al grigiastro. Le venature del bianco di Carrara sono perlopiù grigie e discontinue, caratteristica che ne incrementa ancor di più la raffinatezza e l’eleganza. Il colore della pasta e delle venature evidenzia le differenze esistenti tra un marmo e l’altro: quello più chiaro appartiene alla varietà “C”, mentre il marmo bianco di Carrara indicato con la sigla “CD” possiede un fondo leggermente più scuro. Va detto, però, che questa pietra naturale, col passare del tempo, tende a schiarire, poiché perde l’acqua che si accumula al suo interno in virtù del principio di capillarità. L’accostamento tra colori e venature ha dato origine ad altre tipologie di marmo, tutte forti di caratteristiche a dir poco eccezionali. Se lo Statuario, il cui fondo è molto chiaro e le cui venature grigie sono appena visibili, costituisce soltanto il 5% del marmo estratto a Carrara e dintorni, le altre tipologie qui presenti rappresentano la fetta più importante. In genere, queste sono caratterizzate da una pasta di fondo color avorio e da venature che vanno dal giallo al grigio. Esistono varietà di marmo con venature tendenti al verde e disposte in fascioni ben evidenti: questa tipologia, molto apprezzata e piuttosto rara, prende il nome di “Calacatta“. Le venature con struttura reticolare, invece, sono tipiche dei marmi Arabescati, così chiamati perché ricordano le decorazioni tipiche dello stile moresco. Se, invece, la pasta di fondo è color grigio scuro, tendente al blu, il marmo prende il nome di “Bardiglio“.

Come e in che modo viene impiegato il marmo di Carrara?

Adatto sia alle pavimentazioni che alle scale, ma anche ai rivestimenti e agli oggetti di design, il marmo di Carrara viene usato persino per la conservazione degli alimenti. Con questo marmo, infatti, vengono realizzate le cosiddette conche, utilizzate per riporre il lardo suino ed insaporirlo mediante l’aggiunta di aglio e altri aromi (cannella, pepe, salvia, chiodi di garofano, rosmarino, coriandolo). Senza le conche di marmo sarebbe impossibile produrre il celeberrimo lardo di Colonnata, uno dei salumi più antichi ed apprezzati d’Italia. E di marmo sono fatti anche i mortai, utilizzati da secoli per pestare il basilico, l’aglio e i pinoli con cui si produce un’altra eccellenza della cucina italiana, il pesto alla genovese. Ma questo materiale, che alla versatilità unisce una raffinatezza senza eguali, viene utilizzato fin dall’antichità, quando i Romani, le cui cave sono ancora ben visibili, lo estraevano per trasportarlo a Roma e nelle province. All’epoca, il marmo veniva imbarcato presso il porto di Luni, che diede il nome al materiale stesso: il marmo di Carrara, infatti, era chiamato “Pietra di Luni“. Durante il periodo medievale furono i maestri comacini (costruttori, artisti, muratori e stuccatori raggruppati in corporazioni, attivi fin dal VII secolo soprattutto tra Lombardia e Canton Ticino) a diffonderne l’utilizzo in buona parte dell’Italia centro-settentrionale. Il marmo bianco veniva spesso impiegato per la realizzazione di chiese e cattedrali. Nel Rinascimento, invece, furono Michelangelo e i suoi allievi a saper apprezzare più di tutti le caratteristiche di questa pietra: il Buonarroti era solito raggiungere personalmente le cave marmo Carrara e scegliere i blocchi migliori. La notorietà del marmo non ha mai accennato a diminuire, giungendo fino ai giorni nostri. Oggi, l’uso del marmo di Carrara è diffuso soprattutto nell’edilizia di lusso, essendo impiegato per gli ambienti interni di ristoranti, alberghi e ville private. A conferma delle sue straordinarie qualità, il marmo vanta oltre duemila anni di storia, essendo stato destinato per secoli alla costruzione delle statue e dei monumenti più importanti del Belpaese.